Struttura dei costi: spunti per un calcolo pratico - Pt. 1

Struttura dei costi: spunti per un calcolo pratico - Pt. 1

   L'analisi del Punto di pareggio, o Break Even Point, di fondamentale importanza in un’epoca caratterizzata da crisi economica, crisi energetica e inflazione a due cifre per monitorare la redditività aziendale, presuppone la riclassificazione dei costi relativi all’area caratteristica in base al loro comportamento di fronte a variazioni dei volumi di produzione.

Attraverso l’esame di un bilancio riclassificato a costi fissi e variabili, si tratta:

  • di definire qual è il contributo che il singolo prodotto, la linea di prodotto o l’intera azienda forniscono alla copertura dei costi fissi e, nello stesso tempo,
  • di conoscere qual è il punto in cui costi e ricavi si equilibrano e gli utili e le perdite si equivalgono, cioè il Break Even Point.

   Tali variazioni della produzione, infatti, non determinano effetti uguali in tutti i fattori produttivi. Alcuni di essi reagiranno in un modo, altri in un modo diverso; alcuni dimostreranno una sensibilità più o meno elevata, mentre altri rimarranno più o meno insensibili.

   Di fronte a un aumento della produzione, se un fattore ha una capacità produttiva sufficiente ai nuovi impegni, non sarà necessario il suo aumento. Al contrario, se la capacità produttiva non è sufficiente, dovranno essere acquisite dosi addizionali di quel fattore.

   Ecco quindi che, rispetto a un dato cost driver (che noi identificheremo col volume di produzione) e nell’ambito di una ben definita area di rilevanza (e all’interno di un determinato lasso temporale!), in base al loro comportamento possiamo giungere alla distinzione tra:

  • Costi Fissi
  • Costi Variabili
  • Costi Misti

   I Costi Fissi sono quelli che non variano al variare del volume di produzione (che abbiamo detto essere il nostro cost driver), come ad esempio i costi per l’affitto dei locali, il leasing dei macchinari, gli ammortamenti, il personale amministrativo, il commercialista, l’IMU, i servizi di pulizia, i canoni di assistenza, i premi di assicurazione, ecc.

   In un grafico con le quantità prodotte sull’asse delle ascisse (x) e i valori economici sull’asse delle ordinate (y), la stima dei Costi Fissi totali può essere rappresentata da una funzione y = costante, per qualsiasi quantità da 0 fino alla massima capacità produttiva utilizzabile.

   A tal proposito si veda la seguente figura esemplificativa, in cui i Costi Fissi sono pari a 2.340€ e in cui viene anche rappresentato nell’asse di destra il Costo Fisso unitario, che ovviamente decresce al crescere del volume di produzione per effetto della diluizione dei Costi Fissi all’aumentare delle unità prodotte.

   I Costi Variabili sono quei costi che variano, secondo determinate modalità, al variare della produzione: sono tali ad esempio le materie prime, i materiali di consumo, gli imballi, l’energia elettrica per le imprese di produzione, le lavorazioni esterne, il carburante, le provvigioni, ecc.; nello stesso grafico cartesiano sono rappresentati da una funzione di tipo y = b × q, dove:
     y = Costi Variabili totali
     b = Costo Variabile unitario (rappresenta la pendenza della retta)
     q = Quantità prodotta

   Si veda l’esempio Excel sotto riportato, in cui il Costo Variabile unitario è pari a 7,20€, per cui la retta dei Costi Variabili totali sarà una retta che passa per l’origine degli assi, mentre il Costo Variabile unitario sarà ovviamente una linea retta costante al livello di 7,20.

   Quella appena rappresentata in figura è la retta dei Costi Variabili proporzionali i quali, al variare del cost driver (volume di produzione), subiscono una variazione esattamente proporzionale. Nell’esempio, se il volume di produzione passa da 300 a 600 pezzi, anche i Costi Variabili raddoppiano, passando da 2.160€ a 4.320€.

   Sempre nell’ambito dei Costi Variabili, oltre all’ipotesi teorica dei costi perfettamente proporzionali, si possono poi individuare più realisticamente:

  • i Costi Variabili progressivi, il cui ammontare totale aumenta in modo più che proporzionale rispetto alle quantità prodotte (ad esempio quando ci si avvicina al livello di pieno impiego dei fattori produttivi, oppure quando si supera il livello ottimale di utilizzo di un certo fattore produttivo, ecc.):

  • Costi Variabili degressivi, il cui ammontare aumenta in modo meno che proporzionale all’aumentare del cost driver, cioè della quantità prodotta (ad esempio i costi d’acquisto delle materie prime che, oltre certe soglie, possono beneficiare di sconti quantità). La rappresentazione Excel di questi costi potrebbe essere la seguente:

   I Costi Misti, infine, comprendono:

  • i Costi a scalini, che si hanno quando vi sono incrementi nei costi all’interno dell’area di rilevanza, in occasione di determinati intervalli di variazione del cost driver. Così, ad esempio (v. figura sottostante), a fronte della decisione di aumentare la capacità produttiva a 300 pezzi, il costo fisso di 1.940€ potrebbe subire un incremento “a scalini” ripartendo, al raggiungimento di tale soglia produttiva, da un valore più elevato, nell’esempio pari a 2.740€. A questo nuovo livello potrebbero infatti corrispondere nuovi costi derivanti da ammortamento (oppure noleggio, o leasing) di nuovi investimenti, da ulteriori locali in affitto, da assunzione di nuovo personale, ecc., per un totale di 800€. Medesimo ragionamento nel caso di aumento della produzione a 700 unità, come rappresentato in figura:

  • i Costi Semivariabili, che sono costituiti da una quota fissa e una variabile, come ad esempio i costi telefonici, che comprendono una parte fissa per il canone e una parte variabile relativa al traffico telefonico. Tali costi sono rappresentati da una funzione di tipo y = a + b × q, dove a è la componente fissa, mentre b è il valore unitario della componente variabile, il tutto come rappresentato nella figura seguente:

   Per semplicità, nella maggior parte delle analisi del punto di pareggio si considerano solamente:

  • i Costi Fissi
  • i Costi Variabili proporzionali.

   Tuttavia, è importante conoscere anche l’esistenza delle altre tipologie di costi che abbiamo visto finora, questo perché qualora tale altro tipo di costi fosse prevalente (ad esempio i costi a scalini, i costi variabili degressivi, ecc.), approssimarli solo con costi fissi e variabili proporzionali porterebbe a risultati imprecisi, per cui bisognerebbe ricorrere all’utilizzo di correttivi da valutare di volta in volta in base al singolo caso.

   Come già accennato, si tratta di casi estremi, per cui il nostro viaggio all’interno della struttura dei costi può essere portato avanti in modo soddisfacente considerando solamente Costi Fissi e Costi Variabili proporzionali (d’ora in avanti semplicemente “Costi Variabili”).

   Con queste due tipologie di costo, arriviamo ora alla rappresentazione del Costo Totale, il quale sarà pertanto costituito dalla somma, per ogni quantità, dei Costi Fissi e dei Costi Variabili.

   Nel grafico cartesiano, i Costi Totali saranno rappresentati da una funzione tipo y = a + b × Q, dove:
          y = Costi Totali
          a = Costi Fissi (rappresenta l’intercetta della retta)
          b = Costo Variabile unitario (rappresenta la pendenza della retta)
          q = Quantità prodotta

   L’esempio Excel nella figura sottostante, riporta una struttura di costo in cui:

  • Costi Fissi = 2.340€
  • Costo Variabile unitario = 7,20€

per cui il Costo Totale sarà pari a CT = 2.340 + 7,20 × Q

   Come si vede chiaramente dal grafico, la retta dei Costi Totali è parallela alla retta dei Costi Variabili (ha infatti la stessa pendenza pari al Costo Variabile unitario!) ed è traslata verso l’alto rispetto a quest’ultima di un importo pari ai Costi Fissi.

   Per converso, la curva del Costo Totale unitario è un’iperbole decrescente che – ma solo in linea teorica! – tende asintoticamente al Costo Variabile unitario per effetto della diluizione dei Costi fissi su un numero sempre più elevato di unità prodotte.

(continua nella 2° parte)

 

 

 

 

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